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Tematiche

  1. Preistoria
  2. Militare
  3. Architettonico
  4. Fari
  5. Etnologia: campagna minorchina

Preistoria

Con più di 1500 giacimenti catalogati in solamente 700 km², dei quali 1200 sono preistorici, Minorca conserva un patrimonio storico impressionante. Si distingue soprattutto la cultura ‘talaiotica’ che comprende il periodo dall’arrivo dei primi abitanti a Minorca, 4200 anni fa, fino alla conquista romana nel 123 a.C.

Una rete di costruzioni preistoriche di primo livello fa che l’isola sia un autentico museo all’aria aperta. Si sono potuti identificare fino a quindici tipi di costruzioni con differenti funzioni, tra cui: ‘talaiots’, sepolcri megalitici, ipogei, grotte naturali murate, pozzi e sale ipostila oltre alle conosciute ‘navetas’ e ‘taulas’, esclusive di Minorca.

Risaltano per l’originalità, la monumentalità, l’abbondanza e l’ottimo stato di conservazione e costituiscono l’unica traccia dell’arcaica società mediterranea che risiedeva sull’isola. Per questa ragione pochi anni fa è stata presentata la candidatura della “Minorca Talaiotica” all’UNESCO, con la selezione di nove aree territoriali rappresentative, perché vengano prese in considerazione nella dichiarazione di Patrimonio Mondiale.

Militar

Oggigiorno Minorca è conosciuta per la sua tranquillità, anche se in passato non era così. Di fatto Minorca ha vissuto una storia incredibilmente dura, fatta di conquiste e riconquiste, oltre a essere stata saccheggiata dai pirati barbareschi. 

I minorchini hanno saputo difendersi e i frondolieri minorchini, che lottarono insieme ad Annibale e Giulio Cesare, furono riconosciuti come i migliori del mondo classico. 

Ci sono pochi posti a Minorca che non portino una cicatrice di qualche battaglia vissuta. Le visite a molte località minorchine acquisiscono un’altro valore quando vengono raccontate le storie delle feroci battaglie e la coraggiosa difesa, o quando si completa la visita con un circuito lungo le torri difensive locali. Le due fortezze che custodiscono l’entrata del porto di Mahon emergono per il loro interesse militare, architettonico, storico e umano. 

Uno dei monumenti più visitati di Minorca è la Fortezza di Isabella II del XIX sec. (conosciuta popolarmente come La Mola) che impressiona non solo per le enormi dimensioni ma anche per la bellezza dei suoi edifici. Dalle pendici del precipizio, due dei cannoni più grandi del mondo sembrano controllare il punto più orientale della Spagna.

Purtroppo la fortezza è conosciuta per essere il luogo di una severa prigione militare utilizzata dopo la Guerra Civile. La fortezza è come un labirinto. Si consiglia quindi di contattare una guida ufficiale per sfruttare al massimo la tua visita. 

L’altra grande fortezza che custodisce l’entrata del porto è quella di Sant Felip. Per quanto la maggior parte della struttura sia un rudere, molte zone sono visitabili, tra i quali le lunghissime gallerie sotterranee dove si possono apprezzare le spettacolari trappole situate per controllare l’attacco nemico. Il castello di Sant Felip è visitabile solamente con visite organizzate.

È necessario tener presente anche l’impronta britannica nel litorale minorchino, con l’imponente presenza del Forte Marlborough e delle torri difensive tipo “Martello”, così come le strutture difensive spagnole del sec. XVIII, le torri di controllo del sec. XVI o quelle medievali che oggigiorno si trovano nei pressi delle fattorie. Lo scopo era di difendere alcuni punti strategici dai possibili attacchi nemici, soprattutto dei pirati barbareschi.

Durante la Guerra Civile furono costruiti innumerevoli bunker e trincee che, anche se molti inutilizzati, sono comunque la testimonianza di un’epoca violenta della storia dell’isola.

Architettonico

La configurazione architettonica attuale di Minorca è fortemente influenzata dalle diverse invasioni e dominazioni straniere: spagnola, francese, britannica. 

Tutte loro hanno influenzato le abitudini sociali, l’organizzazione politica ed ecclesiastica, ma l’impronta dell’attuale diversità culturale si fa evidente soprattutto nei suoi edifici e monumenti. Passeggiando per le strade dei paesini, troviamo elementi architettonici singolari e diversi l’uno dall’altro, che li dota di un’identità propria. 

Essendo un’isola, gli stili architettonici non hanno la stessa cronologia che i periodi classici europei e, possiamo considerarli piuttosto di stile eclettico, un insieme di gotico catalano, barocco, neoclassico e in alcuni casi rinascimentale. 

Posteriormente all’attacco turco, che subì Ciutadella nel 1558, la città perse la sua configurazione medievale e mussulmana, venendo ricostruita prevalentemente in stile barocco durante i secoli XVII e XVIII. Ciò nonostante nell’antica capitale si mantiene il principale elemento del XIII sec.: la Cattedrale di Minorca, sede della Diocesi minorchina. La Cattedrale fu costruita su un’antica moschea araba e ricostruita in stile gotico catalano, alla quale fu poi aggiunto un portone neoclassico. 

Appartengono allo stesso periodo la Chiesa di Santa Maria di Mahon e tutti gli edifici ecclesiastici dell’isola, che definirono all’epoca l’organizzazione territoriale. Lo stesso succede con il Santuario della Vergine del Monte Toro, patrono dell’isola, costruita nel XVII secolo sopra un’antica chiesa gotica la quale entrata ricorda l’architettura tradizionale rurale minorchina. 

Per quanto riguarda il centro storico di Ciutadella, si trova in una zona anticamente circondata da mura (Civitadella) dove si trovava l’antica Iamo o la più recente Medina Minurqa, sorella minore dell’attuale Palma di Mallorca (Medina Majurqa). Il risultato oggigiorno è una grande concentrazione di case signorili costruite tra il XVII e il XIX sec. da famiglie benestanti, che acquisirono titoli nobiliari, o da qualche famiglia dell’antica corona aragonese del secolo XIII, arrivate a Minorca durante la riconquista cristiana. 

Il classicismo britannico del XVIII sec. si può apprezzare invece nella parte orientale dell’isola, specialmente a Mahon, capitale amministrativa da quando la Casa del Governatore militare fu spostata dal governatore Richard Kane. 

In ogni angolo si respira l’influenza britannica: facciate, porte, pestelli e finestre a ghigliottina sono testimonianze storiche dell’influenza sull’architettura della presenza coloniale britannica sull’isola. Tale influenza che si può notare anche nelle case della crescente classe borghese arricchita durante l’epoca in cui Minorca aveva un eccellente contatto commerciale con tutto l’arco Mediterraneo. Non dobbiamo dimenticare che Minorca si trovava in una posizione strategica, era dotata di uno dei porti naturali più grandi del Mediterraneo e usufruiva dell’esenzione delle tasse alla corona britannica. 

Un altro paese influenzato dalla presenza inglese è Es Castell, originariamente chiamato Georgetown in onore al re Giorgio III d’Inghilterra, la cui conformazione attuale è il risultato della ricostruzione dell’antico quartiere vicino alla Fortezza di San Felipe che protegge il porto di Mahon.  

Per concludere, un altro comune in cui si evidenzia l’influenza coloniale è Sant Luis, fondato dai francesi in onore del re Luigi IX. Durante i sette anni di presenza francese sull’isola (1756 – 1763) fu eretta la chiesa di stile chiaramente francese. 

Fari

Altri elementi degni di essere citati sono i fari dell’isola che servono da guida ai naviganti e che oggigiorno sono diventati un’attrazione turistica visto la loro bellezza.

A Minorca troviamo 7 fari. I più conosciuti sono Favàritx, Cavalleria e Punta Nati a nord, Cap d’Artrutx e quello dell’Isola del Aire, il più isolato, a sud. E per finire, quelli che avevano la funzione di accogliere i nuovi arrivati nei porti principali dell’isola sono il faro del Castello di Sant Felip nel porto di Mahon e Sa Farola nel porto di Ciutadella.

Sono stati costruiti tra la metà del XIX sec. e gli inizi del XX a causa dei numerosissimi naufragi. 

Etnologia: campagna minorchina

Durante l’epoca preistorica l’isola era dotata d’un paesaggio radicalmente distinto dall’attuale, visto che i boschi minorchini furono sfruttati intensamente fino agli inizi del XX sec. Con i pini, i lecci, gli olivi selvatici e l’erica si facevano gli attrezzi usati nella fabbricazione del carbone, la costruzione delle case, le barche e i vari utensili agricoli. Il risultato di quest’attività è il paesaggio dei giorni nostri, diviso da un’estesa rete di muri in pietra a secco che conferiscono l’aspetto di un mosaico estremamente caratteristico.

Dato che Minorca è caratterizzata da estati asciutte e calde, gli abitanti vi hanno creato una serie di sistemi d’estrazione e immagazzinamento d’acqua come i pozzi “de torno” (esclusivi dell’isola), norie (ruote idrauliche), cisterne e abbeveratoi.

L’estrazione del sale èun’attività che risale alla fine del XVIII sec., in alcuni punti del Camí de Cavalls ancora possiamo osservare le antiche strutture delle saline.

I forni a carbone servivano per la produzione del carbone vegetale mentre i forni di calce per produrre calce riscaldando ad alta temperatura le pietre calcaree. 

I mulini a vento per la produzione di farina erano numerosi visto che l’isola è molto ventosa.  

Le barracas e ponts de bestiar sono,come i boerets e corrales (strutture architettoniche tipiche per il bestiame.

Parallelamente alla costruzione in pietra a secco, risalta a Minorca il marés, una pietra calcarea arenaria estratta dalle cave, e utilizzata generalmente in costruzioni tradizionali dell’isola. A parte le piccole cave domestiche, esistono a Minorca delle cave spettacolari che sono state catalogate come patrimonio culturale di grande interesse.

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